La filosofia è l’analisi logica dei comportamenti – oggi un vezzo da perditempo che nella sostanza non produce più quella consapevolezza auspicata, capace di rivedere di riconvertire i propri ragionamenti in atti concreti, pragmatici, funzionali alla nostra felicità. Tanto più in un Sistema come il nostro, dove la stessa è applicata in forma scientifica a beneficio delle inquietanti scoperte del progresso. Una mutazione degenerativa che nel tempo (dall’alba della rivoluzione industriale ad oggi), ha ridotto il pensiero filosofico ad un tecnicismo o, in altri casi, a mero orpello intellettuale.
“Prendere la vita con filosofia”, si dice di un atteggiamento volto a sdrammatizzare i contrasti, le difficoltà e le incongruenze della vita reale, gli avvenimenti e gli accadimenti, e fare delle asperità rotondità, ritenendo l’esistenza quello spazio temporale provvisorio, dove le cose si ripetono ciclicamente in forma anacronistica e retorica. Un atteggiamento saggio, che ci induce alla riflessione sui motivi dell’esistenza nel suo complesso, e sulla necessità della morte come dogma assoluto e ineluttabile, e quindi in accettazione della realtà, nelle sue più diverse e molteplici sfaccettature.
Pertanto la filosofia, è quella forma d’arte che spiega i motivi e le pulsioni, che determinano i comportamenti umani; la via più breve fra due punti – è pura conoscenza, e non di ciò che si è letto e appreso, ma di tutto ciò che si è ascoltato dentro di se. Ed è la sola a potere spiegare l’universo, mentre la scienza, non può che mortificarlo.
I sorrisi smaglianti e commoventi di bambini senza pane e senza acqua e, di altri, affetti dalle più diverse patologie da denutrizione e di natura igienico-sanitarie, sono il prodotto miracoloso di una filosofia dell’anima, applicata al quotidiano dove, la convinzione naturale e logica, di un altro mondo, giusto e ricco di promesse, edulcora e sdrammatizza ogni avversità terrena, fino ad accettarla come necessaria.
Ci sono almeno tre aspetti della filosofia che io considero importanti e ritengo esaustivi per comprendere questa branca del sapere superiore, e le sue implicazioni sulla società e l’ambiente.
a) La filosofia di sintesi, che è quel processo intuitivo che prescinde da un ragionamento intellettuale, ma si esplicita in forma di detto popolare, aforisma, massima e proverbio, e che le illuminate civiltà contadine di un tempo si tramandavano di padre in figlio. Una conoscenza dell’essenziale applicata alla pratica quotidiana e che, in seguito, si rifletteva sui comportamenti e nei rapporti con gli altri; un’arte della semplificazione maturata dall’osservazione acuta del mondo in tutte le sue complessità e avvenimenti, e comparata alle proprie esigenze, bisogni, necessità, al fine di comprenderne le logiche e gli scopi, migliorandone la condizione. Una filosofia, dunque, che era strettamente connessa (interdipendente) a quel rapporto simbiotico e scambio mutualistico che l’uomo aveva con la terra e la natura, e che lo ha portato al livello più alto di consapevolezza e di sapere mai raggiunti prima.
b) Esiste poi una filosofia didattica (scolastica), spesso vanesia e autoreferenziale, che attraverso l’oratoria e la parola scritta, intende insegnare e spiegare i meccanismi retorici alla base delle azioni umane, per comprenderne i significati più reconditi, le contraddizioni, e gli effetti sulla realtà. Un’introspezione critica e analitica del Se e dell’Io inconscio, che si prefigge di vivisezionare l’animo umano per ricavarne (sotto forma di testo, di saggio, di opera, e in virtù della parola scritta e dell’espressione linguistica colta), un soggetto/oggetto dimostrativo a beneficio della semplificazione. Una missione impossibile, un ginepraio di pensieri contorti, un labirinto di amenità, dentro il quale la verità soccombe, schiacciata da uno stato confusionale caratterizzato da ragionamenti schizofrenici, ipotesi e congetture.
c) Un terzo aspetto, è la filosofia applicata alla scienza bio/tecnologica, alla sperimentazione e alla ricerca. Una visione empirica delle cose, che non ha tenuto in nessun conto tutti quei processi immateriali (anima, coscienza e spirito) che definiscono il pensiero filosofico come priorità, limitandosi alla questione dell’aspetto meramente tecnico/razionale, alle ragioni del profitto e dell’interesse particolare. Le controindicazioni insite in quest’opera di frantumazione e di sfruttamento della filosofia (esercizio di necrofilia) ha prodotto quello scempio umano, di valori ed ambientale che è sotto gli occhi del mondo intero.
Generalmente, l’interpretazione del pensiero filosofico si limita alla comprensione tecnica dell’esposizione verbale del suo dicitore, non che all’applicazione soggettiva dell’ignorante, che la traduce in visione scientifica. In questo caso, la scienza e lo scienziato, rappresentano il precipitato. Pertanto la scienza, non è la prova del nove che certifica la validità di un ragionamento filosofico, ma è la sua negazione, la degenerazione e la morte.
La pedagogia assunse per gli illuministi, una dimensione importante. Se la ragione e la conoscenza fossero divenute patrimonio comune, l’umanità avrebbe fatto un grande passo avanti. Con il tempo, l’ignoranza e la superstizione si sarebbero arrese di fronte all’uomo illuminato. Niente di più errato! Diversamente, e in netta antitesi con la realtà del presente, le nostre moderne società sono il prodotto finale di una tale opera di razionalizzazione, che ha esautorato il pensiero filosofico riducendolo a semplice strumento di soddisfazione, attraverso un’opera di manipolazione che lo ha sterilizzato da ogni suo potere, ragione e virtù.
I principi etici, un tempo funzionali al nostro spirito/istinto di autoconservazione (in assenza dei quali tutto è destinato alla logica estinzione), sono stati scalzati e soppiantati da quel piano di omologazione delle coscienze messo in campo dal Sistema Potere, e sopprimendo così ogni personalismo, giudizio critico e afflato filosofico.
Socrate diede un contributo fondamentale allo sviluppo della filosofia, e non solo dello sviluppo di un’etica e di una moralità fondati su presupposti razionali, ma sul semplice timore delle punizioni. Tale contributo, in sostanza, fu anche l’espressione del suo limite, poiché una vera razionalità, (come dimostrerà più tardi Aristotele), non può limitarsi a comprendere la razionalità altrui, o a risvegliarla, ma deve saper cogliere anche l’irrazionalità, cioè la vera motivazione dell’agire umano e riconoscere che anche in presenza di un discorso razionale, a volte non possiamo proprio fare a meno di seguire l’estro, cogliere l’attimo ed inseguire chimere od illusioni.
Fonte: Oltre la Coltre
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