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mercoledì 16 gennaio 2013

Signoraggio: anatomia di un crimine


Banche Economia
Chi è il danneggiato?
Quando si tratta di signoraggio, e si accenna alla generica “funzione di creazione di denaro dal nulla“, si commette una approssimazione utile alla comprensione del fenomeno ma che si espone alla osservazione, inevitabile, “ma le banche mica hanno la stampante per fare i soldi!“.
Così, mentre è chiaro a tutti che un falsario commette un crimine, se invece si parla di meccanismi di riserva frazionaria, regole di accounting, ecc., risulta complicato far capire all’uomo della strada dove stia il crimine in sè. Immaginate che Mario voglia comprare un appartamento, e gli servano 1000.000 €; non li ha, e quindi va in banca a chiederli in prestito. La banca chiede a Mario quali garanzie Mario possa dare in cambio, e Mario, che pure non ha i soldi, conta sul fatto che li avrà in futuro, perchè magari ha un lavoro. Ma la banca comunque chiede il bene oggetto dell’acquisto (la casa) in pegno, e la ipoteca, in modo che, in caso di mancata restituzione della somma (oltre agli interessi), la banca si terrà il bene. E così avviene la transazione. Cosa c’è di sbagliato in tutto questo? Mario voleva la sua casa, e l’ha ottenuta. Il venditore della casa voleva i suoi soldi, e li ha ottenuti. La banca ha svolto il suo ruolo di mediatore finanziario secondo le regole, e lo ha fatto, oltretutto traendone un utile. Dove sta il crimine? Chi è l’offeso, il perdente di questa transazione?
Pensate: se Mario ruba a Piero la bicicletta, è tutto chiaro: Mario è il ladro, Piero è il derubato, il crimine è un furto di bicicletta. Ma nella transazione bancaria di sopra dove sta l’illecito? Non si sono comportati tutti secondo la legge? Certo; il problema è che non sempre cià che è legale è anche morale, o lecito, o privo di conseguenze per qualcuno. Ma ripeto: chi è che ci ha rimesso, nella transazione sopra? Chi è il danneggiato?

Sicuramente Mario è stato truffato. La banca infatti ha prestato denaro che non possedeva (parlando di denaro emesso dalla banca e non dallo stato) e per il quale deve lavorare (cioè produrre beni e/o servizi) per un controvalore aggravato dagli interessi (che la banca non crea, vanno quindi sottratti alla ricchezza preesistente). Ma anche il venditore è stato truffato, poiché questo denaro in verità non esiste ma il bene ha già cambiato di proprietà e non può certo rivalersi contro la banca (qualora fallisse perché ad esempio Mario non può più pagare) poiché essendo una S.p.a. risponde solo del capitale versato.
Ancora truffati entrambi , poiché l’aumento di capitale circolante ha creato inflazione quindi diminuzione di valore del denaro preesistente.
Perdenti e offesi sia Mario che il venditore perché impoveriti in senso assoluto (meno capitale circolante) e relativo (minor valore del capitale residuo) con l’aggravante che il lavoro di Mario è stato sfruttato.
Se poi Mario perde il lavoro la banca diventa “in toto” proprietaria della casa, anche se questa è già stata pagata quasi nella sua totalità.

Non è illegale nel diritto romano, dove un reato per esistere deve essere definito. Diventa illegale nella definizione dei principi.
Se il principio del prestito richiede che debba esserci fisicamente la cosa per poter essere prestata ecco che il denaro fiat, non esistendo, non può essere prestato.
Si tratta di millantato credito (che però nessun giudice ammetterà mai).

Fonte: http://www.ingannati.it/2013/01/08/signoraggio-anatomia-di-crimine/

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