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martedì 2 aprile 2013

Biografia di Napolitano: un campione di coerenza italiana! Storia di re Giorgio


Politica Satira
Mentre negli States Obama ha recentemente glorificato il nostro Capo dello Stato (che continua con i suoi indebiti endorsment per il prof. Mario Monti, divenuto senatore a vita senza un preciso merito e motivo), pubblichiamo la prima parte della sua biografia (non autorizzata).

Dalla biografia ufficiale di Giorgio Napolitano, pubblicata sul sito del Quirinale, leggiamo che ”a soli 28 anni, nel 1953, entra in parlamento e ci resta fino al 1996, riconfermato sempre nella circoscrizione di Napoli (fino al 10 maggio 2006, giorno in cui è stato eletto Presidente della Repubblica..nel frattempo ha comunque scaldato uno scranno al parlamento europeo)”.


In poche parole: non ha mai fatto altro che politica, non ha mai svolto altro mestiere.

Ma noi non siamo demagoghi, perciò va bene anche così.

Finalmente, con Napolitano, la patria puo’ annoverare un vero ed ineguagliabile ”professionista della politica”, che si è dedicato ad essa anima e corpo per 3/4 della propria esistenza.

Il problema è, semmai, il percorso di quest’uomo nella vita politica del paese e le sue disinvolte “capriole politiche”, degne del peggior trasformismo italico.

Vediamo un po’..



Napolitano, il primo Presidente delle Repubblica con un passato da comunista, pare incredibile, fu, da giovane, fascista.

Infatti Re Giorgio, prima di approdare al comunismo, fu fascista.

Ebbene si: nel 1942, a diciassette anni, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli.
Subito entra nei GUF (Gruppi universitari fascisti) e collabora con il settimanale IX maggio, quelli che quelli che Emilio Taverna chiamava «i gufari».

Lui stesso ammette: “La Resistenza è stata bellissima. Anche se io non l´ho fatta, perché all´epoca militavo nei Gruppi Universitari Fascisti”. [ Giorgio Napolitano, Dal Pci al socialismo europeo. Un'autobiografia politica, Laterza editore ]

Considerando la gravità della cosa (nel 1942 erano già da un pezzo state decise le leggi razziali, il patto di alleanza con Hitler e l’in­gresso in guerra stava prendendo una piega disastrosa…), ebbe a dire in seguito: «Il GUF era in effetti un vero e proprio vivaio di energie intellettuali antifasciste, mascherato e fino a un certo punto tollerato».

Si, certo, come no…

Iniziare a frequentare il Guf nell’autunno 1942 tutto può essere fuorché una scelta antifascista, caro George…

Infatti, Benito Mussolini era convinto che i Giovani Universitari Fascisti sarebbero stati “la futura classe dirigente d’Italia”, da cui dovevano uscire i quadri dirigenti del partito.

Pensa un po’..altro che fucina di antifascisti!

E peccato, inoltre, che si aderiva ai Guf su base esclusivamente volontaria!

Non fu costretto da nessuno, insomma..

Enzo Forcella, diventato poi antifa­scista e per anni editorialista di punta della “Repub­blica” al quale hanno attribuito posizioni antifa­sciste negli anni del Guf, disse con grande onestà: «Non ci ponevamo nep­pure il problema dell’antifascismo».

Chiaro, no?

Se Napolitano avesse in qualche modo partecipato all’antifascismo e al movimento partigiano, state pur certi che lo avremmo certamente saputo…

Egli stesso rispetto al 1943 (data della caduta del regime al sud) e all’ 8 set­tembre disse: “qualcuno di noi (non io) prese subito con­tatto con il Partito comunista», altri con «i venti giorni di terrore nazista a Napoli» e l’occupazione nazista del Nord, presero la via della Resistenza.

E Napolitano così racconta di sé: «Io deluso e confuso, mi misi da parte, mi presi un periodo di ri­flessione».

Infatti…

Ad ogni buon conto…stando alle fonti certe, sul finire della guerra, dinanzi all’imminente sconfitta nel nazi-fascismo, Napolitano capì che doveva “cambiar casacca”…

Napolitano aderisce al Partito Comunista Italiano nel 1945, dunque, a cose fatte, quando Hitler e Mussolini erano stati irrimediabilmente sconfitti e morti.

Ci ha riflettuto molto, Napolitano prima di mollare i fascisti per il comunismo, perchè le «Quattro giornate» che avevano liberato Napoli dai nazifascisti risalivano al lontano 27-30 settembre 1943.

E cosa fece nel frattempo George tra il 1943 ed il 1945?

Ce lo dice lui stesso: preferì riparare nella più tranquilla Capri. Nel libro “aspettando Capri” dice chiaramente: “Fu a Capri, a casa di Eduardo Vittoria-racconta Giorgio Napolitano- che la sera del 25 luglio del 1943 celebrammo la caduta del fascismo

Insomma: un vero “cuor di leone”.

Del resto, nelle memorie del Valenzi (fu il primo sindaco rosso di Napoli, ndr), intitolate “c’è Togliatti”, vengono ricordati analiticamente tutti i comunisti napoletani della prima ora e non c’è traccia di Giorgio Napolitano.

Eletto deputato del Pci nel 1953 (sarà sempre rieletto, esclusa la IV legislatura), nel 1956, tra l’ottobre e il novembre, si consuma da parte dell’URSS una cruenta repressione dei moti ungheresi, che la dirigenza del PCI condannerà come controrivoluzionari (l’Unità arriva persino a definire gli operai insorti “teppisti” e “spregevoli provocatori”).

Indovinate Napolitano da che parte sta?

Napolitano, dopo il fiero passato fascista, divenuto fervente comunista, scrive:

«L’intervento sovietico in Ungheria, evitando che nel cuore d’Europa si creasse un focolaio di provocazioni e permettendo all’Urss di intervenire con decisione e con forza per fermare la aggressione imperialista nel Medio Oriente [operazione anglo-egiziana in Egitto, a Suez, con l'intervento israeliano, n.d.s.] abbia contribuito, oltre che ad impedire che l’Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, in misura decisiva, non già a difendere solo gli interessi militari e strategici dell’Urss ma a salvare la pace nel mondo.» (Giorgio Napolitano, novembre 1956, giovane dirigente del P.C.I.)

Si noti che tale repressione portò alla morte di 3000 (tremila!) persone.

Per questo, nel 2006, vi furono grandi polemiche in Ungheria per la visita del nostro Capo di Stato, perchè il suo ripensamento e dietrofront su quella repressione furono considerati tardivi.

E Balasz Piri fu categorico: «La comunità dei veterani del 1956 sente che quest’uomo non deve partecipare alle commemorazioni del ’56 ungherese. Chissà cosa direbbero quelli che sono stati impiccati in seguito alla repressione».

Insomma, non ci andò giù piano.

(Giorgio Napolitano con Nicolae Ceaușescu nel 1974)

Napolitano all’epoca era un fedelissimo della linea sovietica.

Giorgio Napolitano ad un comizio del Pci, 1975
Basti pensare a cosa disse a proposito della conquista della Luna da parte degli Stati Uniti: ”…abbiamo fiducia nella capacità di larghe masse lavoratrici e popolari del nostro Paese di non lasciarsi frastornare dai vecchi e nuovi apologeti del “sistema” americano, ed anche di non farsi drogare dall’”oppio” spaziale, di non farsi deviare dalla necessità di una lotta trasformatrice, rivoluzionaria per la soluzione dei propri problemi e dei problemi di tutta l’umanità sfruttata e oppressa su questa terra»

Erano gli anni in cui diceva: “La figura di Lenin, teorico e artefice della prima grande rivoluzione socialista, è oggi, per i giovani che si schierano contro il capitalismo, un luminoso punto di riferimento“ (Giorgio Napolitano, aprile 1970).

A proposito del trattamento riservato dai «compagni sovietici» a Sacharov, a Solgenitsyn e agli altri intellettuali «dissidenti», Napolitano ricordò all’intellighenzia italiana più o meno “organica” al Pci che, dopotutto, se confrontato con quello del periodo delle purghe staliniane, esso appariva quasi “di favore”. Va bene la critica, «anche severa», ai «compagni russi», ma per favore senza «prevenzioni ideologiche né politiche». Per dirla col Presidentissimo Mao e con l’azzoppato Bersani, la trionfale marcia verso il Socialismo non è mica un pranzo di gala!

Proprio su Solženicyn possiamo riprendere ciò che disse sull’Unità nel febbraio del 1964, subito dopo l’espulsione dall’Urss dello scrittore dissidente: «Che la sua ‘incompatibilità’ sia stata sciolta dalle autorità sovietiche non con un’incriminazione ma con la sua espulsione può essere considerato più o meno ‘positivo’; qualcuno può giudicarla obiettivamente, come l’ha giudicata, la ‘soluzione migliore’; ma solo commentatori faziosi e sciocchi possono prescindere dal punto di rottura cui Solženicyn aveva portato la situazione e possono evocare lo spettro dello stalinismo». Ecco, l’esilio forzato dell’autore di Arcipelago Gulag era la ‘soluzione migliore’ per il migliorista Napolitano, e guai a parlare di stalinismo: avevano fatto bene i compagni sovietici.

Anche qui, come sul suo periodo fascista, in seguito dirà: «la mia storia» non è «rimasta eguale al punto di partenza, ma» è «passata attraverso decisive evoluzioni della realtà internazionale e nazionale e attraverso personali, profonde, dichiarate revisioni».

Passano gli anni, ma Napolitano non cambia: l’importante è stare sempre dalla parte del potere.

Dunque, aderisce alla “corrente migliorista”.

Insomma, aveva capito che in Italia di rivoluzioni non ce ne sarebbero mai state e che forse conveniva guardare verso l’atlantico.

Girò, così, leggermente a destra, per vicolo dei miglioristi. Scorciatoia riconosciuta per una una rapida conversione. Un giorno Napolitano, tornando dagli States, capì che si trovava in una bottega oscura ché la diritta via era smarrita…

Claudio Martelli, vicesegretario del PSI di Craxi, nel settembre 1981, intervistato per l’Espresso, si sbilancia su Giorgio Napolitano “migliorista”:
«Napolitano è l’uomo dell’eurocomunismo, del dialogo con la Dc, poi con il capitalismo illuminato, poi col Psi. Se egli sia una sorta di ‘passator cortese’ del comunismo italiano o la punta di iceberg di elettori, quadri, amministratori, sindacalisti comunisti in transizione verso la socialdemocrazia europea è quanto cercheremo di capire con tutta la simpatia che merita chi porge la mano aperta e non il pugno chiuso.»
Così, Napolitano arriva ad essere il primo dirigente del Partito comunista italiano in terra americana: nel 1978 Giorgio Napolitano sbarca negli Usa ed è ospite di prestigiose università americane. Per la prima volta, veniva concesso il visto di ingresso negli States ad un dirigente comunista.

Questo avveniva, casualmente, durante il rapimento di Aldo Moro in Italia e le prove verso il “compromesso storico”.

Il tour di conferenze (di facciata) di Giorgio Napolitano, comprendevano alcune delle più importanti università americane: Princeton, Harvard, Yale, Georgetown e John Hopkins University, ma il vero e proprio “meeting” riservato dagli americani per Napolitano era al “Council on Foreign Relations”, dove disse: «Il Pci non si oppone più alla Nato come negli anni Sessanta, mentre lo scopo comune è quello di superare la crisi, e creare maggiore stabilità in Italia»

Finalmente gli Usa avevano trovato il loro uomo nel Pci italiano e fu così che egli divenne l’interlocutore privilegiato per eccellenza degli Usa in campo comunista .

Dal 1986 dirige nel partito la commissione per la politica estera e le relazioni internazionali. In quegli anni all’interno del PCI prevale, in politica estera, la linea di Napolitano di “piena e leale” solidarietà agli Usa e alla Nato.

Henry Kissinger dichiarò in seguito che Napolitano era il suo Comunista preferito (“My favourite communist”)

Ebbene, quello stesso Henry Kissinger pare, secondo, ricostruzioni dei familiari del leader dc Aldo Moro, non fosse propriamente contento della linea che avrebbe condotto al compromesso storico…

Per capirci, la signora Eleonora Moro attribuì ad Henry Kissinger la seguente frase su suo marito (cosa riportata in una testimonianza giurata Guerzoni, uno dei più stretti collaboratori del leader dc): «O tu cessi la tua linea politica oppure pagherai a caro prezzo per questo».

Il Presidente Giorgio Napolitano con Henry Kissinger, a Villa Madama, in occasione della conferenza indetta dall’Aspen Institute, Roma 2008
Folgorato sulla via americana, con la caduta del comunismo, riparò sotto una quercia e decise di spogliarsi dei suoi consunti ideali appassiti come foglie. Così uccise il padre politico, rinnegò la madre ideologica e si ritrovò figliastro, insieme ad altri orfani, di un ramoscello d’ulivo.

Giova ricordare, solo per fare un esempio, che Henry Kissinger (anche egli membro del Club Bilderberg come qualcuno oggi appoggiato da Re Giorgio…), ebbe un ruolo primario, quando era segretario di stato U.S.A durante la presidenza di Richard Nixon, nella gestione del colpo di stato in Cile da parte di Augusto Pinochet che portò alla deposizione del presidente socialista Salvador Allende, vincitore delle elezioni, ed al suo assassinio.

Tanto per capire il tipo…

Indimenticabile la pagina storica che vede Napolitano schierarsi contro la “questione morale” sollevata da Enrico Berlinguer.

Vale da sola per capire il personaggio.

Re Giorgio fu oppositore di Berlinguer, e lo scrisse chiaro sull’Unità perché – scrisse – il segretario del Pci pose male la «questione morale». Con orgoglio rivendicò, invece, «la nostra diversità».

Infatti, quando Berlinguer, rilancia la questione morale con un’intervista destinata a pesare per decenni nel campo della sinistra italiana (quella rilasciata a Eugenio Scalfari sul numero di Repubblica del 28 luglio 1981) denunciando i partiti come “macchine di potere e di clientela”, Napolitano è molto freddo.

Quel giorno Napolitano si trova in Sicilia, e la sua prima reazione è di telefonare al suo compagno e amico Gerardo Chiaromonte: “Eravamo entrambi sbigottiti – ricorda Napolitano – perché in quella clamorosa esternazione di Berlinguer coglievamo un’esasperazione pericolosa come non mai, una sorta di rinuncia a fare politica visto che non riconoscevamo più alcun interlocutore valido e negavamo che gli altri partiti, ridotti a ‘macchine di potere e di clientela’, esprimessero posizioni e programmi con cui potessimo e dovessimo confrontarci”.

Napolitano però non si ferma qui e decide di dare una risposta pubblica a Berlinguer, in occasione della commemorazione per la scomparsa di Togliatti.

La risposta di Napolitano esce sull’Unità del 21 agosto. Il leader della destra migliorista, per attaccare Berlinguer, usa appunto la lezione di Togliatti all’epoca della nascita del centrosinistra tra Dc e Psi negli anni Sessanta: “’Saper scendere e muoversi sul terreno riformistico’ anziché pretendere di combattere il riformismo con ‘pure contrapposizioni verbali’ o ‘vuote invettive’”. Per Napolitano, gli scandali e la corruzione della Dc di Antonio Gava e Salvo Lima o del Psi di Bettino Craxi non sono un ostacolo al riformismo dialogante. È la stessa logica con cui anni più tardi, da esponente del Pds e poi dei Ds, propugna la linea dell’inciucio e della collaborazione sulle riforme con il berlusconismo fatto anche dai vari Previti e Dell’Utri.

In suo libro (Dal Pci al socialismo europeo. Un’autobiografia politica, Laterza, Roma-Bari 2005) Napolitano, parlando di questione morale, mette in luce fino a che punto essa costituisca un problema oggettivo, non una questione soggettiva. Qualcosa che non dipende minimamente dal «mos» (da cui appunto «morale»), dal «costume», dei singoli, i quali, della loro «moralità» dovranno rendere conto alla loro coscienza, o al Padreterno, ma dipende piuttosto dalle regole materiali che governano i rapporti fra la cosiddetta società civile e il sistema politico, dai comportamenti di grandi soggetti collettivi, come banche, imprese, corporazioni, dei quali i responsabili devono rendere conto alla magistratura e alla pubblica opinione. Da questo punto di vista, l’autore lascia intendere che, sia pure con le migliori intenzioni, l’espressione coniata da Berlinguer ha contribuito a rendere meno chiaramente intelligibile la peculiarità di una questione, che sarebbe stato invece necessario analizzare con grande rigore al di fuori di una prospettiva rivelatasi infine deformante.

Insomma: non bisogna fare confusione fra due ambiti – quello della morale e quello della politica – che sono e non possono che restare fra loro distinti!

Per Napolitano Enrico Berlinguer sbagliava a porre in questi termini la questione morale, perchè, così facendo esponeva il PCI al rischio di settarismo e isolamento…

Ma tu guarda!

“Da lì in avanti i rapporti si inasprirono a tal punto che quando Berlinguer morì Napolitano aveva già in tasca la lettera di dimissioni da capogruppo. Una lettera mai recapitata, in quel funesto 7 giugno 1984″, ricorda Macaluso.

Ovviamente Napolitano non ha mai chiarito nulla rispetto alle tangenti che arrivavano alla corrente migliorista del Pci a Milano da Berlusconi, Gavio, Ligresti… (corrente che «a livello nazionale», si legge nella sentenza sulla Metropolitana, «fa capo a Giorgio Napolitano » e ad altri esponenti come Gianni Cervetti ed Emanuele Macaluso…).

Eppure la sua vicinanza ad ambienti piduisti (Berlusconi) è nota già negli anni ottanta quando nella rivista ” Il Moderno “, finanziata con pubblicità ” FININVEST “, Napolitano elogiava sia la figura politica di Craxi sia, soprattutto, le capacità imprenditoriali di Silvio Berlusconi nel ramo televisivo ed editoriale.

Gli articoli del suo settimanale “Il Moderno” superano persino le poesie di Bondi al “caro leader”.

Leggere per credere:

“la rivoluzione Berlusconi [è] di gran lunga la più importante, cui ancora qualcuno si ostina a non portare il rispetto che merita per essere stato il principale agente di modernizzazione, nelle aziende, nelle agenzie, nei media concorrenti. Una rivoluzione che ha trasformato Milano in capitale televisiva e che ha fatto nascere, oltre a una cultura pubblicitaria nuova, mille strutture e capacità pro­duttive” (p. 115)”

Dunque non stupitevi troppo se, anche oggi, tende una mano al Cavaliere e dice dinanzi alla manifestazione dei parlamentari Pdl al Tribunale di Milano: “Garantire a Berlusconi la partecipazione politica”, intimando ai magistrati di essere più attenti, perchè “Occorre evitare tensioni destabilizzanti per il nostro sistema democratico”.
Craxi, evidentemente risentito con lui per il mancato sostegno, ebbe a dire ai tempi di Tangentopoli, durante il processo Cusani: «Sarebbe come credere che il Presidente della Camera, Giorgio Napolitano, che è stato per molti anni ministro degli esteri del Pci, non si fosse mai accorto del genere di traffico che avveniva sotto di lui, tra i vari rappresentanti e amministratori del Pci con i paesi dell’Est».

Nel 1992 viene eletto presidente della Camera e quando esplode Tangentopoli che ti fa? Chiede l’unificazione del Pci e del Psi… in un solo «partito dei lavoratori».
Evidentemente non si è mai accorto che altro è lavorare, altro parlare di lavoratori, altro ancora rubare.

Il 2 febbraio 1993, su mandato del pm di Milano Gherardo Colombo, un ufficiale della Guardia di finanza si presenta a Montecitorio. Ha un ordine di esibizione di atti originali relativi ai bilanci dei partiti politici: deve verificare – secondo quanto prescrive la legge – la dichiarazione a bilancio di alcune contribuzioni a politici inquisiti. Su direttiva di Napolitano, il Segretario generale della Camera oppone l’immunità: senza l’autorizzazione del Presidente, la Finanza non può entrare. Da tutti i partiti politici è un uragano di battimani alla decisione di Napolitano. È iniziata l’era degli impuniti.

Il suo settennato si conclude con un secondo “golpe” (dopo quello fatto nominando Monti senatore a vita e Premier).

Napolitano sequestra così la nostra democrazia e si dimostra, ancora una volta, come sempre nella sua vita, al servizio del potere, non del popolo.

Dopo i disastri economici di Monti, dopo le elezioni che hanno decretato una sonora bocciatura anche delle sue scelte…Napolitano ci presenta i suoi “10 saggi”, la summa della peggiore politica, un mix di vecchiume e partitocrazia.

Dovrebbe iniziare a dirci cosa hanno fatto in questi mesi altri 3 saggi chiamati a salvare il Paese, oltre Monti ed ai suoi ministri: Amato, Bondi, Giavazzi.

Gli italiani stanno ancora aspettando le varie relazioni e proposte.

Napolitano in 7 anni drammatici per il paese non ha fatto nulla.

E’ stato uno dei peggiori Presidenti della Repubblica.

Leggetevi l’ultima parte dell’uomo che passò dai guf fascisti al pci, dal flio-sovietismo al filo-atlantismo, da Stalin a Kissinger…dalle critiche allo Sme all’appoggio incondizionato all’euro e a questa Europa di tecnocrati.

Leggete la storia di chi condannò aspramente Berlinguer per aver posto la “questione morale” in Italia.

Forse capirete meglio il suo settennato e perchè, ad esempio, durante il suo mandato le varie caste sono cresciute a dismisura senza mai autoriformarsi.

Buona lettura.
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Napolitano non ha mai chiarito nulla rispetto alla trattativa mafia- stato che vedrebbe certamente coinvolti l’allora presidente del senato Mancino, l’allora presidente della repubblica Scalfaro, ma che, casualmente ed inspiegabilmente, non l’allora presidente della Camera (Napolitano appunto).

Ci riferiamo alla vicenda che scaturisce dalle intercettazioni indirette del Capo dello Stato captate quando, nei mesi scorsi, le utenze dell’ex ministro Nicola Mancino sono state messe sotto controllo dai pm di Palermo che indagano sulla presunta trattativa Stato-mafia.

Il presidente Giorgio Napolitano ha ritenuto lese le proprie prerogative presidenziali ed ha sollevato conflitto di fronte alla Corte Costituzionale.

La Procura di Palermo si è costituita in giudizio e sono stati depositati presso la cancelleria della Consulta i relativi atti.

Proprio la figura del Re di Spagna viene citata nella memoria depositata: in Spagna – sostengono gli avvocati – «una legittima intercettazione di una conversazione telefonica nella quale accidentalmente figuri il Re come mero interlocutore non equivale a ‘investigare la persona del Re’, e quindi la registrazione della conversazione ben potrebbe essere valutata dal giudice istruttore».

Per questo i Pm di Palermo risposero semplicemente che l’Immunità totale è per i Re.

E diciamo che il fratello di Borsellino non è propriamente convinto del comportamento di Napolitano e così ha commentato la decisione del Colle di sollevare il conflitto d’attribuzione nei confronti della Procura di Palermo alla Consulta

Forse è per questo che tanto si è agitato contro le intercettazioni il nostro custode della Costituzione?
Del resto, Napolitano, non è avvezzo alle critiche e non risponde alle domande scomode (che in Italia nessuno gli rivolge).
Se però va all’estero, svela la sua natura, perchè lì qualche domanda lecita la pongono eccome…

Appena ad un anno dalla sua elezione alla Presidenza della Repubblica, Re George ritorna in America, di nuovo al “Council on Foreign Relations”, dopo 29 anni dalla sua ultima apparizione. Il suo discorso verterà sull’economia italiana, e qui Napolitano completa la sua ultima trasformazione, affermando: “in Italia abbiamo bisogno di una liberalizzazione, che in passato non è stata abbastanza significativa… non per ragioni ideologiche… ma per una serie di interessi privati, di corporazioni, che resistono con molta forza a qualsiasi cambiamento che possa colpire i loro privilegi”.

Così, nel 2009 gli Usa ricambiano. Da alcuni “report” del 2009 recapitati alla Segreteria di Stato americana dall’ambasciata USA in Italia, si identifica Napolitano come l’unico interlocutore possibile nella “frastagliata” politica italiana e si elogia la sua figura: “un moderato, europeista e con un forte legame Transatlantico, è serio, un intellettuale, un’eminenza grigia. Un punto di riferimento morale nell’arena politica spesso frastagliata. Un interlocutore privilegiato”.

Ma Re Giogio Napolitano (attenzione alla battuta, perchè potrebbe non essere tale: c’è qualcuno che sostiene che oltre alla somiglianza con re Umerto II , Napolitano ne fu anche figlio illegittimo e pare che questo gli costò l’ascesa come segretario del Pci alla morte di Berlinguer) ha dimostrato tutta la sua coerenza di uomo e di politico anche su altre faccende.

Vediamo cosa ebbe a dire a proposito dell’ingresso dell’Italia nel Sistema monetario europeo, vera e propria anticamera della Ue, oppure no. Lo Sme serviva a vincolare le monete dei Paesi membri della Cee, onde prevenire troppe ampie fluttuazioni. Già all’epoca il contesto internazionale è simile a quello attuale: la Germania è forte, la Gran Bretagna è scettica di suo, l’Italia – come sempre – arranca.

Napolitano tenne, a nome del Pci, un discorso solenne nel seduta della Camera del 13 dicembre 1978 (qui si trova l’intero intervento..c’è anche quello di Fabrizio Cicchitto…)

Eccone i passi più significativi:

«Oggi sono prevalse forzature di varia natura. E sono venute da una parte sola, cioè da coloro che hanno premuto per l’ingresso immediato dell’Italia nel sistema monetario».

Occorre aspettare perchè serve «una maggiore stabilità nei rapporti tra le monete e… avvicinare le situazioni e le politiche economiche e finanziarie dei Paesi della Comunità in funzione di obiettivi di crescita, riequilibrio, di progresso sociale».

Ecco quindi l’attacco a Bonn e alla Bundesbank, troppo egoisti. Sono colpevoli di operare «una sostanziale resistenza dei Paesi a moneta più forte, della Repubblica federale di Germania, e in modo particolare della Banca centrale tedesca, a… sostenere adeguati oneri per un maggior equilibrio… delle economie». Insomma, lo Sme, per Napolitano, serve «a garantire il Paese a moneta più forte e spinge un Paese come l’Italia alla deflazione». Bonn fa i suoi interessi e Napolitano non ci sta: «Il rischio è veder ristagnare la produzione, gli investimenti e l’occupazione invece di conseguire un più alto tasso di crescita».

Per Napolitano occorre temporeggiare, non dire subito di sì…«La verità è che forse s’è finito di mettere il “carro” di un accordo monetario davanti ai “buoi” di un accordo per le economie».

Poi, l’affondo finale in un crescendo rossiniano: «Bisogna sbarazzarsi di ogni residuo di europeismo retorico e di maniera»…ci sono «Meschine manovre anticomuniste, destinate a sgonfiarsi rapidamente» e, conclude, dicendo che «premere per l’ingresso nello Sme è un calcolo irresponsabile e velleitario».

Quanto profetiche appaiono oggi queste parole visto gli esiti ai quali ci ha condotto l’euro!

Il problema è che Napolitano, ancora una volta, ha cambiato idea ed è diventato un’ “ultrà dell’euro senza se e senza ma”: da fascista a comunista, da comunista a neo-liberista.

Ne ha fatta di strada Re Giorgio.

Certamente il nostro Capo dello Stato deve essersi, come sempre nella sua vita, ricreduto.

ancora risuonano queste parole...«la mia storia» non è «rimasta eguale al punto di partenza, ma» è «passata attraverso decisive evoluzioni della realtà internazionale e nazionale e attraverso personali, profonde, dichiarate revisioni».

Oggi è il più strenuo sostenitore dell’euro e di questa “pazza” Europa, in mano a banche e finanza.

Ed, infatti, con nonchalance increbibile e disinvoltura inarrivabile, eccolo pronunziare:

Per «tornare a crescere è indispensabile ma non sufficiente l’impegno tenace dei paesi maggiormente in crisi». «Le innovazioni comportano ulteriori trasferimenti di poteri decisionali e di quote di sovranità»; in questo senso si pone la questione «dell’integrazione politica della Ue». (Giorgio Napolitano in un videomessaggio realizzato per il Convegno a Napoli della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro)

«Sull’irrinunciabilità dell’euro e la determinazione di difenderlo non vi devono essere dubbi. La stabilità dell’economia mondiale è strettamente legata alla tenuta della moneta unica» (Giorgio Napolitano, dicembre 2011, presidente della repubblica italiana, saluto al Corpo diplomatico al Quirinale).

E ancora:

«Il nostro coinvolgimento nella sfida per salvare l’euro e con esso le conquiste e le prospettive del processo di integrazione europea è totale». (Giorgio Napolitano intervenento alla VIII Conferenza degli ambasciatori italiani alla Farnesina, Roma, 16 dicembre 2011)

Ed infine la perla:

«La crisi si batte con ulteriori trasferimenti di quote di sovranità» (13 ottobre).

Guardate ancora qui: in questo video del 1961 difese il diritto dei giovani a vivere in un paese con delle prospettive, denunciando l’emigrazione alla quale furono costretti a causa delle politiche del governo democristiano.

Bene, oggi Napolitano appoggia il governo Monti, non proprio attento alle politiche per i giovani, definiti “choosy”(schizzinosi) semplicemente perchè non accettano un qualsivoglia impiego malpagato.

Vi risparmio la storia di come abbia nominato un professore senatore a vita di questa Repubblica per poi nominarlo, senza alcun passaggio popolare, Capo del Governo.

Ah, una domanda: perchè quando cadde Prodi, invece, si andò velocemente al voto e non si cercò qualche altra alternativa?

E perchè non tuonò allora come fa oggi perchè si andasse al voto solo dopo aver riformato il cosidetto Porcellum?

Mah…misteri…

Vi risparmiamo il suo continuo esondare rispetto al potere effettivamnete conferitogli dalla Costituzione che egli dovrebbe custodire

Oggi poi,con la nomina dei “10 saggi” ha compiuto il suo capolavoro.

Sappiamo bene che ormai da molto tempo il Presidente della Repubblica infrange la Costituzione italiana e quotidianamente scende nella lotta politica giudicando, incitando, indirizzando, decidendo. Tutto in palese violazione dell’articolo 87 della nostra Carta fondamentale.

Ma al di là di questo, ci infastidisce la sua continua e pedante opera di nei confronti degli italiani, dei partiti, di tutto…

Guardate la notizia apparsa poche settimane fa: “Il bel gesto evidentemente non è arrivato. Dopo anni di tagli ai costi della politica, la rabbia popolare e la scure calata anche dal governo di Mario Monti, l’unico a non avere tirato la cinghia nelle istituzioni italiane è Giorgio Napolitano…Ma fa impressione scoprire che lo stipendio di Napolitano sarà l’unico in tutto il comparto pubblico ad aumentare nel 2013″

Questo è lo stesso Presidente che pontifica a destra e a manca sui costi della politica (però non interviene mai in modo assoluto), sugli sprechi, sulla necessità di moralità nella gestione della cosa pubblica, sulla improcrastinabile lotta alla corruzione…

Sentite cosa diceva un anno fa:

[La situazione richiede quindi, n.d.s.] «sacrifici agli italiani di tutti i ceti sociali, anche agli italiani dei ceti meno abbienti, perché si facciano le scelte indispensabili al fine di preservare lo sviluppo della nostra economia e della nostra società in un clima di libertà e di maggiore giustizia.» (Giorgio Napolitano, dicembre 2011, presidente della repubblica italiana, messaggio per la XXII edizione di Telethon)

Ebbene, nel 2013 ai 239.192 euro che prende, ne aggiungerà altri 8.835.

Ovviamente nel quasi totale silenzio generale, perchè egli è uno degli italici “Intouchables” …

Un uomo così…tanto dalla parte dei lavoratori e dei poveri che, nel giorno della tragedia della Thyssen se la spassava alla prima della Scala a Milano.

Basta questa breve biografia per capire chi è veramente il Presidente della Repubblica Italiana?

Questo dinosauro della politica, che ha attraversato indenne guerre, fascismi, comunismi, tangentopoli, stragi, mafie, eurocrazie ha sempre saputo fiutare il vento..

Una indubbia capacità, mai messa la servizio del bene comune e sempre utilizzata per il suo potere personale, in mezzo a prove di mirabolanti equilibrismi istituzionali e spettacolari acrobazie politiche.

Al di là del giudizio storico che ne verrà dato (qui noi ne abbiamo rappresentato uno chiaro), credo che nessuno lo possa annoverare tra “i padri della patria”.

Ricordate il buon Sandro Pertini?

Beh, c’è un abisso umano e politico con Napolitano, credo…

http://www.youtube.com/watch?v=6G2J6ZybrPE&feature=player_embedded

Se non dovesse bastare, vediamo cosa disse di lui un amico di vecchia data, Napoleone Colajanni, nonchè membro del PCI e della corrente migliorista:
“… è un uomo vile e un cane da grembo”. Che fosse pure un cane da riporto degli USA e il loro Governatore di fiducia per la colonia Italia non avevamo dubbi; che fosse un personaggio assolutamente privo di coscienza e umanità l’ha dimostrato coinvolgendo l’Italia nel massacro libico; che fosse un bugiardo compulsivo e manipolatore è ovvio a chiunque ascolti i suoi discorsi vani ed ipocriti che trasudano menzogna ad ogni sillaba, soprattutto quando si riempe la bocca con parole come Patria, Libertà, e Costituzione, mentre è il primo a farne strame, considerando che ha appena consegnato, grazie ad un colpo di Stato (eterodiretto naturalmente), il Paese nelle mani dei suoi referenti della massoneria finanziaria planetaria del Bilderberg Group.
Napolitano rappresenta il peggio della nazione elevato al quadrato, è una nullità tronfia e roboante, come uomo è un miserabile vigliacco e codardo, un servo sciocco, senza un briciolo di dignità”.
O forse ci siamo sbagliati noi: Napolitano è stato un vero campione di coerenza, perchè il fascismo e comunismo prima ed oggi questa Euro/pa presuppongono lo stesso modo statalistico e totalitario di pensare: lo Stato o l’Unione di Stati deve prevalere sempre e comunque sull’individuo…

Grazie a IL CONTAGIO per la stesura degli articoli dai quali è stato estratto questo lungo ma interessante profilo del nostro "amatissimmo" presidente della repubblica:

1. http://ilcontagio.org/2013/02/25/1-biografia-di-napolitano-un-campione-di-coerenza-italiana/

2. http://ilcontagio.org/2013/03/13/2-biografia-di-napolitano-un-campione-di-coerenza-italiana/

3. http://ilcontagio.org/2013/04/01/3-biografia-di-napolitano-un-campione-di-coerenza-italiana/


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