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lunedì 1 aprile 2013

L’Ue torna alla carica con il Ccs


di Maria Ferdinanda Piva
L’iniezione dell’anidride carbonica nel sottosuolo ha più potenzialità di innescare terremoti rispetto al già famigerato fracking
Rischiamo seriamente di prendercelo in quel posto dall’Unione Europea. Mi riferisco allo stoccaggio sotterraneo dell’anidride carbonica – conosciuto come Ccs, carbon capture and storage– di cui Bruxelles è tornata ora ora a parlare.

Lo schemino esemplifica di cosa si tratta, salvo il fatto che l’anidride carbonica, di solito, è sepolta lontano dal luogo in cui viene prodotta. Fuor di metafora, il “posto” in questione sarebbe probabilmente da scegliere fra le decine e decine di pozzi esausti di petrolio e di gas che punteggiano il territorio nazionale.

Non è mica una cosa da ridere. Il Ccs è molto costoso, è remunerativo solo se finanziato con soldi pubblici ed è la più pericolosa fra le tecnologie che coinvolgono sottosuolo ed energia: l’Accademia delle Scienze degli Usa dopo accurati studi e valutazioni ha stabilito che ha più potenzialità di innescare terremoti rispetto al già famigerato fracking.

L’anidride carbonica è il principale gas dell’effetto serra e dei cambiamenti climatici. La immettiamo nell’atmosfera bruciando i combustibili fossili – gas, petrolio, carbone – per produrre energia elettrica, scaldarci d’inverno, far funzionare i mezzi di trasporto.


L’Unione Europea ha messo in cantiere la prosecuzione fino al 2030 della sua politica per ridurre le emissioni di gas serra (il comunicato stampa è di mercoledì scorso): una politica per molti versi condivisibile ma certo non per il Ccs che pure è contemplato come una delle strade da percorrere.

Ha anche aperto, sempre da mercoledì, una consultazione on line sulla politica energetica fino al 2030 in generale e sul Ccs in particolare: peccato che non domandi se è opportuno perseguirlo ma come farlo rapidamente decollare. In ogni caso, se qualcuno sentisse la necessità di esprimersi, basta che apra il link.

Ma dove potrebbero mettercelo, ‘sto Ccs?

Questa mappa porta la firma del prestigioso Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia). Viene dal sito della Fondazione per lo sviluppo sostenibile che evidentemente – e a mio avviso totalmente a torto – inserisce anche il Ccs fra gli ingredienti della sostenibilità.

In Italia un esperimento pilota di Ccs è in corso a Cortemaggiore (Piacenza) ma si parla anche del Sulcis e dell’Alto Adriatico. Come potete constare, non sono tuttavia le uniche zone ritenute adatte.

Ovviamente il Ccs – se effettivamente perseguito – non coinvolgerebbe solo l’Italia ma tutti i Paesi dell’Ue.

Purtroppo l’alto costo non è la sua controindicazione più grave. Oltre alla possibilità che l’iniezione dell’anidride carbonica nel sottosuolo inneschi terremoti, va sottolineato che, per praticare in sicurezza il Ccs, va scelto un sito sotterraneo sicuro e sigillato per omnia saecula saeculorum (più o meno come per lo stoccaggio delle scorie radioattive): altrimenti l’anidride carbonica può fuggire nell’atmosfera e succedono due cose.

Primo, la mitigazione dell’effetto serra va a farsi benedire. Secondo, l’anidride carbonica – totalmente inodore – tende a ristagnare vicino al suolo ed è letale se la sua concentrazione supera il 5% circa.

Fonte: http://blogeko.iljournal.it
Link:http://blogeko.iljournal.it/2013/rischiamo-di-prendercelo-in-quel-posto-lue-torna-alla-carica-con-il-ccs/71520


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