Franco Battiato è vittima di un sistema in cui purtroppo le parole contano più dei fatti. |
Il putiferio scatenato, e le relative conseguenze, ovvero il licenziamento in tronco decretato dal governatore della Sicilia, mi ha però fatto scattare istintivamente un moto di solidarietà che provo a spiegare. Lo sdegno con il quale Battiato si è scagliato con chi ha il solo interesse di arrivare ad ottenere potere allo scopo di esercitarlo per fini economici è del tutto condivisibile e ci coinvolge tutti. Certo è sorprendente che abbia voluto esprimerlo in un modo stonato e sgradevole che non si accorda con la persona. Che prima di parlare non abbia pensato al contesto in cui si trovava pare evidente, anche se è possibile che a trarlo in inganno sia stata l'atmosfera rilassata di quella piccola sala defilata nel Parlamento Europeo, atmosfera per così dire, conviviale, magari da lui stesso provocata. Nonostante l'argomento sia grave, spaventa questo multidirezionale tiro a pallettoni, verso una persona che ha peccato solo nella forma. Che Battiato intendesse davvero discriminare donne o uomini che siano, ce ne passa, per dimostrarlo occorrerebbero fatti, non solo un'uscita improvvida. E mi pare che i fatti della vita di Battiato dimostrino ben altra cosa. Tra l'altro nell'ascoltarlo pronunciare il suono che svela le intenzioni di chi parla, non mi è parso in quelle parole di intravvedere una livorosa passione giudicante. Purtroppo siamo in una società incline a dare sempre più credito al «dire» anziché al «fare». Ci si trova sempre più spesso ad occuparci di frasi estrapolate dal contesto, come è di moda dire oggi, di battute, e poco di fatti.
Franco Battiato è vittima di un sistema in cui purtroppo le parole contano più dei fatti. Parole che vanno certamente pesate visto che ogni giorno si mietono vittime illustri crocifisse mediaticamente per direttissima senza possibilità di appello, per aver fatto errori nel comunicare. Ma se una parola, una frase si può precisare, correggere, ci si può scusare di averla detta, un fatto rimane indelebile. Che si sia entrati in un'era in cui la parola supera la forza del fare è confermato da due fatti. Il primo è che chi ha il potere, attraverso una «intelligente» comunicazione riesce a trasformare menzogne in verità. La seconda è che il discredito, promulgato anche da persone senza esperienza né talento, semplicemente dicendo, scrivendo, affermando, possono oggi far montare un'onda fatta di convenienze figlie di frustrazioni e disagi, un'onda capace di gettare ombre se non rovinare la carriera chi si è costruito una vita con impegno, anche con la Musica. Viviamo un momento davvero confuso. Dovrebbero essere loro, i fatti, a contare, e non solo quando ci si trova davanti al Padreterno. Un po' di pregiudizio in questa bocciatura senza appello, senza averlo visto alla prova dei fatti ce lo sento. Non si tratta di giustificare niente, ma questa indignazione collettiva un po' codina, visto che si è disposti ad ascoltare ben altro, ce la intravvedo.
Per cui continua a cantare Franco, cantare che è cosa utile e nobile, e soprattutto a «fare» ciò che la coscienza ti dice. La tua dignità sai benissimo difenderla da solo; nonostante la pesantezza delle reazioni, spero che il governatore ci ripensi e ti conceda l'appello, e che questo episodio ti rimanga addosso come un neo sulla pelle, niente di più.
Fonte: http://www.corriere.it
Link:http://www.corriere.it/opinioni/13_marzo_29/mussida-battiato-condanna-pregiudizio_0329e35e-9847-11e2-948e-f420e2a76e37.shtml
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