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martedì 5 febbraio 2013

AMNESIE DI BEPPE GRILLO


Cultura e Società Politica
Nel pomeriggio del 7 dicembre 1981 Beppe Grillo perse il controllo di un fuoristrada Chevrolet K5 Blazer mentre percorreva la strada militare, vietata al transito, che da Limone Piemonte porta sopra il Colle di Tenda...

 
Venticinque anni fa la Corte Suprema di Cassazione  ha condannato definitivamente Beppe Grillo per omicidio colposo plurimo a un anno e tre mesi di carcere.
Il padrone per conto terzi di un movimento politico che ha nella bandiera l’etica comportamentale, che non dialoga bensì monologa, possiede un precedente personale molto ingombrante. E’ condannato e quindi secondo le sue regole non dovrebbe candidarsi…. eppure, guarda caso, lui stesso sembra non seguirle. Che disinvoltura. Siamo in Italia, bellezza! In campagna elettorale tutto fa brodo.





In tanti mi chiedono lumi sull’intrattenitore italiota. Bene a parte aver già dedicato un corposo paragrafo alle sue bravate, proprio nel mio libro IL GRANDE FRATELLO. STRATEGIE DEL DOMINIO, è utile aggiungere qualche altra riflessione documentata sull’ultimo “profeta” (sic!) allevato nello Stivale.  

Qualcuno si è montato la testa in piazza? Sull’attendibile sito web di Rai News 24 leggo ora un comunicato stampa con tanto di logo del capoccia e programma (datato11 gennaio 2013), intitolato “Cinque stelle candida Grillo a palazzo Chigi” che non riporta smentite dell’interessato. Ma, come, il ragioniere ligure aveva sempre spergiurato, che non si sarebbe candidato? Il pezzo che campeggia in bella mostra sul portale radiotelevisivo recita esattamente così: 

«Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo ha presentato il proprio simbolo al Viminale e candida proprio il comico blogger, e leader di riferimento del Movimento, a governare la Repubblica italiana».

Accantoniamo i conclamati deliri razzistici, i peana sulla mafia in Sicilia e gli accoppiamenti destrorsi, ma vuoi mettere lo spettacolo a pagamento per anni di quei fessi degli italioti? Guardiamo oltre. 
Giustamente il padrone del movimento 5 stelle non vuole in Parlamento i condannati per corruzione. E i condannati per omicidio colposo come lui? Loro possono sedere alla Camera dei Deputati o alla Presidenza del Consiglio dei Ministri? Beppe Grillo è stato condannato per omicidio colposo. Esatto. Lo sapevate?


Il pluriomicida - La vicenda è sepolta nell’oblio, ma è bene rinfrescare la memoria di chi soffre accidentalmente d’amnesia, ed insulta violentemente chi osa dissentire civilmente.
Venticinque anni fa la Corte Suprema di Cassazione  ha condannato definitivamente Beppe Grillo per omicidio colposo plurimo a un anno e tre mesi di carcere, poiché giudicato responsabile della morte di due coniugi genovesi, Renzo Giberti (45 anni) e Rossana Guastapelle (33 anni), e del loro bambino Francesco, di 9 anni, a seguito di un incidente stradale nei pressi di Limone Piemonte, da lui causato il 7 dicembre 1981. In appello, il 14 marzo 1985, Grillo è condannato per omicidio colposo a quattordici mesi di reclusione col beneficio della condizionale e della non iscrizione. Tale condanna, appunto, sarà resa definitiva dalla IV sezione penale della Corte Suprema di Cassazione l'8 aprile 1988.

La storia - Nel pomeriggio del 7 dicembre 1981 Beppe Grillo perse il controllo di un fuoristrada Chevrolet K5 Blazer mentre percorreva la strada militare, vietata al transito, che da Limone Piemonte porta sopra il Colle di Tenda. Il veicolo sei chilometri dopo Quota 1400 scivolando su un lastrone di ghiaccio cadde in un burrone profondo ottanta metri. A bordo con Grillo c'erano altri quattro amici genovesi con i quali stava trascorrendo il fine settimana dell'Immacolata. Grillo si salvò, essendosi gettato fuori dall'abitacolo in tempo prima che cadesse nel vuoto. Tre settimane dopo l'incidente, per Grillo scattò l'incriminazione per omicidio plurimo colposo. Nell'ottobre 1982 la perizia ordinata dal giudice istruttore suggerisce che Grillo fu colpevole di non aver fatto scendere i suoi passeggeri prima di affrontare il tratto di strada più pericoloso e pertanto il 28 settembre 1983 il popolare comico genovese viene rinviato a giudizio. Il processo di primo grado si celebrò a Cuneo il 21 marzo 1984 concludendosi con l'assoluzione di Grillo per insufficienza di prove. Pubblico ministero e avvocato della difesa ricorrono in appello. Il primo perché aveva chiesto una condanna a sedici mesi di reclusione, il secondo per avere un'assoluzione più ampia.

Tragedia un piffero - Voleva mettere in mostra il gippone nuovo? Così ha alzato la sbarra di una strada chiusa perché troppo pericolosa? Gli altri hanno dissentito, ma lui non ha sentito opinioni? I due fidanzati, dopo aver verificato la scarsa tenuta del veicolo e l’imprudenza del guidatore, decisero prudentemente di scendere e farsela a piedi. Ma la famiglia Giberti non aveva questa alternativa. Francesco era troppo piccolo per camminare al freddo per tutta quella strada e i cellulari non esistevano. Non avevano quindi altra scelta che mettere la vita propria e del figlio in mano ad uno sbruffone. Ad un certo punto, per la presenza di una fontana, si palesò un tratto di strada completamente ghiacciato. Grillo rallentò un po’ ma lo stesso decise di provarci, incurante del fatto che la sua auto - con solo due porte - era una trappola mortale per i passeggeri. Quando finì sul ghiaccio cominciò a sbagliare manovre. Ad un certo punto urtò una piccola sporgenza di roccia con la ruota di scorta posteriore e l’auto si girò, puntando minacciosamente verso il baratro. Iniziò così lentamente a muoversi. Appena avvertito il pericolo, Grillo, senza dire una parola, in preda al panico perché non sapeva che manovre fare, sceòe dall’auto. Gli altri non avevano ancora realizzato nulla. Ormai salvo, fuori dal fuoristrada senza controllo, Grillo invitò gli altri a scendere. Il più veloce era sul sedile del passeggero, ce la fece per un pelo. I coniugi, non potendo abbandonare il figlio, erano troppo lenti, morirono con lui precipitando.


Cristina Giberti - «Beppe Grillo non si è mai scusato con me» - Il giornale Vanity Fair ad una manciata di settimane dalle elezioni politiche rispolvera una vecchia storia. La rivista ha intervistato Cristina Giberti,  la quale nel 1981 aveva 7 anni:

«Chiedo solo di incontrare il signor Grillo. È un gesto che devo a me stessa, ma anche ai miei genitori e a mio fratello, che non possono più parlare: lo faccio io a nome loro. Molte volte mi sono chiesta che cosa proverei ad averlo davanti a me, di persona, per chiedergli di quel giorno. (…) Non ho mai avuto occasione di sentirmi raccontare come sono andate le cose direttamente da lui, l’unico che possa davvero farlo. Mi conosceva bene, era amico dei miei, frequentava la nostra casa: come è possibile che in tutti questi anni non abbia mai sentito l’esigenza di vedermi, di chiedermi scusa, almeno di telefonare ai miei genitori adottivi per sapere come stavo?».

La donna ha spiegato di provare, comprensibilmente, un effetto particolare ogni volta che vede in tv il faccione del comico genovese:

«Fra tutti quelli che in questo periodo sentono continuamente parlare di lui e vedono la sua faccia e leggono ovunque le sue parole ci sono anche io, e lui dovrebbe ricordarselo, e dovrebbe capire l’effetto che mi fa».

La signora, impegnata nel volontariato per l’infanzia, ha raccontato di aver provato ad entrare in contatto con il leader del Movimento 5 Stelle, senza però particolare successo:

«Mi ha richiamato un nipote di Grillo: mi ha spiegato che tutta la sua famiglia aveva sofferto per l’incidente, che non era il momento di ritornare sull’argomento. Ma per me il momento è questo: sono cresciuta, sono mamma, sono pronta per sapere e per parlare».

E’ evidente che Grillo è un personaggio pubblico e che da tempo promuove una politica fatta da persone sulle quali non pendano condanne giudiziarie. Fino ad ora il comico genovese non ha commentato l’intervista della Giberti, anche se Vanity Fair - è scritto nel servizio stesso - lo ha contattato per concedergli spazio sin da subito.  

Nulla di personale. Grillo, però è stato infatti giudicato responsabile, naturalmente ''per colpa'' non per altro, della morte di due adulti e del loro bambino, per avere guidato imprudentemente un fuori strada che è precipitato in un burrone con le tre vittime imprigionate all'interno, mentre lui è riuscito a salvarsi. Una disgrazia, dunque, ma causata dall'imprudenza. Chi incorre in una vicenda come questa è sicuramente degno di pietas: un suo errore, una sua imprudenza l'hanno consegnato per tutta la vita a una colpa terribile. L'unica cosa che si chiede a chi sia incorso in un tragico errore come questo, però, è che non si erga a moralizzatore di un’intera nazione. Invece no. Beppe Grillo si propone all’Italia come Masaniello contro una classe politica di immorali. Non può farlo. Lui, non può farlo. Ed è incredibile che lui stesso, per primo, non lo comprenda e faccia finta di nulla. Tutto qui. O forse vogliamo fare una legge ad personam, che esclude lo sterminatore di una famiglia? Grillo ha anche fatto Appello e il ricorso per Cassazione, perché voleva forse far credere che i tre si erano suicidati? Mi limito ad osservare che nella circostanza Grillo è andato con l’auto in una zona vietata alzando una sbarra, quando si è accorto che a causa del ghiaccio l’auto sbandava e non riusciva più a controllarla, è sceso ed ha abbandonato al loro destino una famiglia ma, soprattutto un bambino, non provando neppure a salvarlo. Questo dovrebbe essere il soggetto a cui affidare la guida di un Paese?

La vicenda giudiziaria di Grillo non fa di lui un criminale, naturalmente, ma ne ha accertato l’irresponsabilità, che ha causato la distruzione di un’intera famiglia. Lo stesso tipo di irresponsabilità mi sembra manifestarsi nell’aizzare in un certo modo la folla, o magari i terroristi di Al Qaeda a lanciarci qualche missile. Preparatevi a morire, dunque: una risata vi seppellirà. E visto che va in onda una farsa, è preferibile astenersi da un voto inutile con una pericolosa legge incostituzionale.

  
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