di Debora Billi
Le ultime notizie riportano di un nuovo attacco alle installazioni petrolifere algerine, qui da Reuters:
Sospetti militanti islamisti hanno attaccato un oleodotto nel nord dell'Algeria, uccidendo due guardie e ferendo altre sette persone. La regione Djebahia, a 70 km a est della capitale, è una roccaforte di Al Qaida nel Maghreb, che qualche giorno fa ha ucciso 37 stranieri in un impianto a gas nel sud.
Sembra pian piano confermarsi la teoria sostenuta da alcuni analisti, e che comincia a convincere anche me: altro che Mali, altro che uranio e oro. Il premio è sempre il petrolio, e l'obiettivo delle operazioni di destabilizzazione è proprio l'Algeria. Infatti questo nuovo attacco si è verificato a nord, in tutt'altra zona rispetto al confine col Mali.
Se ne parlava anche a proposito delle ingerenze del Qatar nella regione, e dell'attuale inimicizia tra Doha e Algeri. Quanto alla povera Italia, assistiamo come al solito impotenti all'ennesimo attacco ai nostri fornitori energetici: importiamo il 30% del nostro gas dall'Algeria, e già si è ridotto della metà.
Dopo aver subìto il taglio delle forniture libiche, dopo aver inghiottito le sanzioni sulle importazioni dall'Iran, ora dobbiamo sopportare anche questa.
Fonte: http://petrolio.blogosfere.it/2013/01/algeria-attacco-ad-un-oleodotto-ma-stavolta-al-nord.html
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