L’incontro di Saariselkä è il primo di due che avranno luogo proprio nella regione artica di Barents. A Saariselkä parteciperanno il presidente estone Toomas Hendrik Ilves, il primo ministro della Lituania Valdis Dombrovskis, il primo ministro olandese Mark Rutte, il primo ministro danese Helle Thorning-Schmidt, il primo ministro croato Zoran Milanović, il primo ministro greco Antonis Samaras, il primo ministro turco Ali Babacan, il ministro irlandese per gli Affari Europei Lucinda Creighton, il segretario di stato spagnolo per l’Unione Europea Íñigo Méndez de Vigo e Jörg Asmussen, membro esecutivo della BCE. Nonostante la natura non decisionale di questo summit, è interessante notare la presenza di ben tre dei quattro paesi periferici investiti dalla crisi economica. In ogni caso si parlerà di Europa e Unione Europea.
Il secondo dei due incontri, invece, avverrà a giugno e vedrà riunirsi i primi ministri di Russia, Norvegia, Finlandia e Svezia, per festeggiare il ventesimo anniversario del trattato di cooperazione di Barents.
Dicevamo in apertura quanto sia importante, dal punto di vista strategico, che l’Arctic Dialogue si tenga in Norvegia e non solo per l’ovvia constatazione che la Norvegia sia da sempre un player fondamentale per l’intera regione artica, ma perchè in questi ultimi anni sia diventata un partner unico per la Cina.
Questo è quanto afferma l’ambasciatore cinese in Norvegia, Zhao Jun: “ Cooperation between the Barents Region and non-Arctic states will grow as Arctic waterways open
Interessante questo esplicito riferimento del diplomatico cinese alla regione artica e in particolare al fatto che anche paesi che non si affacciano direttamente sull’Oceano Artico possano sviluppare interessi nazionali propri in quelle acque. E ben conosciamo, ormai, la voracità cinese in tema di materie prime. In questo senso la Cina fa sul serio, infatti nel 2012 si è candidata come Osservatore Internazionale nella regione artica, presso l’Arctic Council. D’altronde è altrettanto interessante notare come la Cina abbia ricevuto un esplicito endorsement nientemeno che da Svezia e, ovviamente, Norvegia.
La posta in gioco è altissima: innanzitutto lo sfruttamento delle risorse naturali (valutate in enormi giacimenti di varia natura), in secondo luogo lo sfruttamento delle vie d’acqua che si stanno rendendo sempre più disponibili a causa dello scioglimento della banchisa. Ma questa partita ha un retroscena piuttosto ingombrante che potrebbe in qualche modo rendere più tortuoso il cammino di questa cooperazione internazionale. L’ostacolo principale è il Nobel per la pace attribuito a Liu Xiaobo nel 2010. Ufficialmente le relazioni sono congelate con la Svezia, tuttavia la diplomazia come abbiamo visto sta lavorando in modo intenso nelle retrovie.
Per il momento questo incidente non ha fermato in alcun modo l’avanzata cinese nell’Artico, ricordiamo infatti che la Cina possiede una stazione scientifica sulle isole Svalbard e nei primi mesi di gennaio del 2013 è salpata la trentesima spedizione artica del rompighiaccio Xue Long. Lo scacchiere artico non dorme mai, forse se ne parla poco, forse a bassa voce, ma state certi che la partita va avanti.
Fonte: http://www.geopoliticalcenter.com
Link: http://www.geopoliticalcenter.com/2013/03/e-intanto-nellartico/
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