Effetti Immagini

giovedì 26 maggio 2011

Il Linguaggio (G. I. Gurdjieff)


G. I. Gurdjieff Uomo
Una delle ragioni della divergenza nella nostra vita fra la linea del sapere e la linea dell'essere, in altri termini, la mancanza di comprensione che è in parte causa e in parte effetto di questa divergenza, si trova nel linguaggio parlato dalla gente. Questo linguaggio è pieno di concetti falsi, di classificazioni false, di associazioni false. Soprattutto: le caratteristiche essenziali del pensare ordinario, la sua vacuità e la sua imprecisione fanno si che ogni parola può avere migliaia di significati differenti, secondo il bagaglio di cui dispone colui che parla, e l'insieme di associazioni in gioco al momento stesso. Le persone non si accorgono quanto il loro linguaggio sia soggettivo e quanto le cose che dicono siano diverse, benchè impieghino tutte le stesse parole. Non vedono che ognuno parla una lingua sua propria, non comprendono affatto o solo in modo vago quella degli altri, e non avendo la minima idea del fatto che gli altri parlano sempre in una lingua a loro sconosciuta. Le persone sono assolutamente convinte di avere una lingua comune e di comprendersi reciprocamente, ma, in realtà questa convinzione non ha il minimo fondamento. Le parole delle quali fanno uso sono adatte ai bisogni della vita pratica; possono in tal modo scambiarsi delle informazioni di carattere pratico, ma non appena passano in un campo un pò più complesso, si smarriscono e cessano di comprendersi, benchè non se ne rendano conto.
Due uomini possono, con una profonda convinzione, dire la stessa cosa, ma con parole diverse e discutere all'infinito senza sospettare che il loro pensiero è esattamente lo stesso. Oppure inversamente, due uomini possono usare le stesse parole e immaginare allora di essere d'accordo e di comprendersi, mentre in realtà dicono cose assolutamente diverse e non si comprendono affatto.


"Prendiamo la parola 'uomo', per esempio, e immaginiamo una conversazione in cui questa parola ricorra sovente. Senza esagerare, ci saranno per la parola 'uomo' tanti significati quante sono le persone presenti, e questi significati non avranno tra loro nulla di comune."
Pronunciando la parola 'uomo', ognuno se la prospetterà involontariamente dal punto di vista dal quale egli guarda l'uomo in generale, o dal quale egli lo guarda attualmente per tale o tal'altra ragione.
Così una persona può essere preoccupata dalla questione sessuale. Allora si domanderà subito: Chi? Uomo o donna? Un altro può essere devoto, e la sua prima domanda sarà: Cristiano o non cristiano? Il terzo può essere medico, e il concetto 'uomo' si ridurrà per lui a sano o malato... e beninteso, dal punto di vista della sua specialità! Uno spiritista penserà all'uomo dal punto di vista del suo 'corpo astrale' e della vita dell'aldilà, ecc., e dirà, se lo si interroga, che vi sono due qualità di uomini, i medium e i non medium. Per un naturalista il centro di gravità dei suoi pensieri sarà l'idea dell'uomo dal punto di vista del tipo zoologico, egli avrà dunque particolarmente in vista la struttura del cranio, la distanza interoculare, l'angolo facciale... Un uomo di legge vedrà nell' 'uomo' un'unità statistica, o un soggetto per l'applicazione della legge, un criminale in potenza o un possibile cliente.Un moralista quando pronuncerà la parola 'uomo' non mancherà di introdurvi l'idea del bene e del male. E così di seguito senza fine.
La gente non nota tutte queste contraddizioni, non vede che parla sempre di cose differenti, che non si comprende mai. E' evidente che per degli studi ben condotti, per scambio esatto di pensieri, un linguaggio esatto è necessario, un linguaggio che renda possibile esprimere effettivamente ciò che si vuol dire, che permetta di includere ogni volta una indicazione dal punto di vista dal quale si considera un concetto dato, affinchè il centro di gravità del concetto sia ben determinato. Questa idea è perfettamente chiara e ogni ramo della scienza si sforza di elaborare e stabilire un linguaggio esatto. Ma non esiste una lingua universale. La gente continua a confondere le lingue delle differenti scienze, e non può mai stabilire i loro giusti rapporti. Anche in ciascun ramo della scienza preso isolatamente, nuove terminologie, nuove nomenclature appaiono continuamente. E più vanno avanti le cose, peggio diventano. L'incomprensione reciproca, lungi dal diminuire, non fa che crescere, e vi sono tutte le ragioni per pensare che ciò non farà che amplificarsi sempre nello stesso senso. Le persone si comprenderanno sempre meno.

Per comprensione esatta, un linguaggio esatto è necessario. E lo studio dei sistemi dell'antica conoscenza, comincia con lo studio di un linguaggio che permetterà di precisare immediatamente ciò che vene detto, e sotto quale rapporto. Questo linguaggio nuovo non contiene per così dire termini nuovi, né nuove nomenclature, ma la sua struttura si basa su un principio nuovo: il principio di relatività. In altri termini esso introduce la relatività in tutti i concetti e rende così possibile una determinazione precisa dell'angolo del pensiero. Giacché il linguaggio ordinario difetta maggiormente proprio nei termini esprimenti la relatività.
Quando un uomo ha assimilato questo linguaggio nuovo, allora col suo aiuto possono essergli trasmesse tutte le conoscenze e informazioni che non possono essere trasmesse attraverso il linguaggio ordinario, anche con un grande apporto di termini filosofici e scientifici. La proprietà fondamentale di questo nuovo linguaggio consiste nel fatto che tutte le idee si concentrano attorno a una sola idea; vale a dire esse sono tutte prospettate nella loro relazione reciproca, dal punto di vista di una idea unica. Questa idea è l'idea dell'evoluzione. Naturalmente, non nel senso di una evoluzione meccanica, poiché questa non esiste, ma nel senso di una evoluzione cosciente e volontaria. Questa è la sola possibile.


Pagina 80,81,82 - Capitolo Quarto

Link utili per questo argomento

Nessun commento: